Dalla mia esperienza diretta e dagli studi condotti come mental coach della squadra Sitting Dream Volley, ho compreso che ricoprire più ruoli contemporaneamente non è affatto un’eccezione, ma una situazione comune: basti pensare a un’allenatrice che è anche giocatrice della propria squadra, o a un professionista che diventa capo dello stesso team di cui prima faceva parte. Queste dinamiche creano situazioni comunicative particolari, che possono essere gestite efficacemente conoscendo due modalità specifiche: la comunicazione bimodale e la comunicazione di transizione.

Ma che cosa significano davvero queste due modalità, in quali casi emergono, e come possono influenzare la performance e la coesione del gruppo?


Comunicazione bimodale e comunicazione di transizione: differenze e punti comuni

Quando parliamo di comunicazione bimodale, ci riferiamo a una situazione in cui il leader assume simultaneamente due ruoli diversi, alternando frequentemente due modalità comunicative distinte. Ad esempio, una giocatrice che contemporaneamente è anche allenatrice, o un capo che lavora quotidianamente a fianco dei collaboratori.

La comunicazione di transizione, invece, si verifica quando una persona passa da un ruolo a un altro all’interno dello stesso gruppo, come un collega che viene promosso capo. In questo caso, la comunicazione evolve in fasi e si stabilizza solo dopo un periodo di adattamento.

Differenze principali tra le due modalità:


Comunicazione Bimodale: vantaggi e criticità

La comunicazione bimodale offre importanti benefici, ma anche diverse sfide da considerare attentamente.

I vantaggi:

Le sfide principali:


Casi studio: esempi concreti di comunicazione bimodale

Caso sportivo: l’allenatrice-giocatrice

Immaginiamo una squadra di pallavolo in cui l’allenatrice è contemporaneamente una giocatrice attiva:

Caso aziendale: da collega a capo

Pensiamo ora a un professionista promosso a capo del proprio team:


Il punto di vista del gruppo: una comunicazione più circolare

Dal punto di vista del gruppo, la presenza di un leader con doppio ruolo stimola una comunicazione più circolare e aperta. I membri del gruppo sentono di avere un ruolo attivo e rilevante nel processo decisionale, proprio perché percepiscono una vicinanza e una maggiore apertura da parte del leader.

In questi casi la comunicazione di gruppo diventa:

Tuttavia, questa modalità comunicativa richiede una chiara consapevolezza, poiché la continua alternanza del leader potrebbe creare fraintendimenti o conflitti interni al team.


Studi scientifici di riferimento

Due studi rilevanti confermano e approfondiscono queste dinamiche comunicative:

1. Morgeson et al. (2019) – Leadership funzionale nei team aziendali

Questa ricerca ha dimostrato come i leader aziendali che alternano consapevolmente quattro modalità comunicative (direttiva, facilitativa, partecipativa e metacognitiva) migliorano significativamente (+23%) la capacità del team di risolvere conflitti e raggiungere migliori performance collettive.

2. Fransen et al. (2020) – Comunicazione dei capitani-giocatori nello sport

Questo studio sportivo ha analizzato come i capitani-giocatori utilizzino segnali specifici per indicare chiaramente il proprio ruolo al team (come cambio di pronomi, postura e tono di voce). I team con capitani che comunicano chiaramente il proprio ruolo mostrano una coesione interna più alta (+18%) e minore conflittualità.


Conclusione: comunicare efficacemente è compito di tutto il team

La comunicazione bimodale e transizionale pone sfide importanti non solo ai leader, che devono sviluppare capacità comunicative specifiche, ma anche al team che deve essere pronto a riconoscere e accogliere questo stile comunicativo particolare.

Per ottenere risultati concreti, non basta che il leader sappia alternare efficacemente i registri comunicativi: è altrettanto importante che i membri del gruppo sviluppino una consapevolezza che consenta loro di interpretare chiaramente i segnali comunicativi del leader e partecipare attivamente a una comunicazione più aperta e circolare.

Il compito del mental coach diventa quindi doppio: aiutare il leader a gestire efficacemente le complessità comunicative, ma anche supportare il gruppo affinché sappia interpretare al meglio questa comunicazione bimodale, trasformando le potenziali criticità in un’occasione di crescita condivisa.

E tu, hai vissuto situazioni simili nel tuo gruppo? Raccontamelo nei commenti!

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