Il percorso di un atleta è fatto di allenamento fisico, tecnica e, fondamentalmente, di forza mentale. Quest’ultimo aspetto assume un’importanza ancora più significativa quando parliamo di sport paralimpico, dove gli atleti devono superare sfide uniche per raggiungere l’eccellenza.

In questo primo articolo del blog, ho il privilegio di condividere l’esperienza straordinaria di Assunta Legnante, campionessa paralimpica nel getto del peso, la quale mi ha rilasciato un intervista relativa alla figura del mental coach.

La sua storia non è solo un racconto di resilienza, ma una testimonianza potente di come il mental coaching possa fare la differenza nella carriera di un atleta d’élite senza distinzione di abilità.

Assunta, ex atleta olimpica a Pechino 2008, ha affrontato la perdita totale della vista nel 2012, reinventandosi come atleta paralimpica. La sua testimonianza ci porta in un viaggio che va dall’accettazione del cambiamento fino alla preparazione per le Paralimpiadi di Parigi 2024, dove il mental coaching ha giocato un ruolo fondamentale nel suo percorso di preparazione.

Lasciamo che siano le sue parole a raccontarci questa storia straordinaria.

Innanzitutto ho intrapreso la mia attività sportiva post disabilità molto facilmente, in quanto ero già un’atleta della nazionale di atletica quando ci vedevo. Anche se ho sempre avuto problemi agli occhi con un glaucoma congenito, ho sempre praticato atletica leggera – getto del peso arrivando anche alle olimpiadi a Pechino 2008, poi dal 2010 ho avuto problemi molto più gravi che mi hanno portato nel 2012 a perdere totalmente la vista. Il passaggio dall’atleta normodotata, come si suol dire, anche se non mi piace questa parola, all’atleta Paralimpica non è stato molto brusco, è bastato che mi spiegassero come potesse un non vedente totale praticare il getto del peso, quali sarebbero stati gli obiettivi a cui io avrei dovuto puntare o avrei potuto puntare, e la mia forza di volontà ha fatto tutto il resto scegliendo di buttarsi a capofitto in questo nuovo mondo. Le uniche difficoltà che ho trovato all’inizio sono state quelle di accettare che avrei dovuto essere aiutata a 360° e non sarei potuta più essere autonoma negli allenamenti e nella competizione, un atleta non vedente ha comunque bisogno di una guida quando va in palestra, deve farsi sistemare gli attrezzi o essere portata in pedana per poi poter lanciare. Ma questo disagio, se così vogliamo chiamarlo, è sparito quasi subito trovando in tutti questi anni persone che mi hanno guidata in pedana, negli allenamenti, in palestra molto intelligenti e a cui dare fiducia,. perché la cosa principale che un non vedente deve fare e deve avere nella guida è fiducia. Mi sono avvicinata al coaching soltanto nell’ultimo anno, facendomi seguire da una persona di cui mi fidavo e a cui ho affidato tutto il lavoro che abbiamo fatto in questo anno per la preparazione delle paralimpiadi di Parigi 2024.  Prima di quest’anno conoscevo gli aspetti del Mentalcoaching, qualcosa anche da sola ho provato a fare negli anni:visualizzazione, training autogeno e molti aspetti che mi hanno aiutato, ma quest’anno ho imparato molte tecniche nuove grazie al mente al coach che mi ha seguito, abbiamo lavorato soprattutto su difficoltà che trovavo negli ultimi anni con tecniche specifiche per abbattere i muri che magari si potevano trovare in competizioni con meno stimoli ambientali e di risultato. Quest’anno. Quest’anno mi ha aiutato soprattutto a controllare l’ansia da prestazione, l’ansia che si può avere anche in uno stadio con 80.000 spettatori come a Parigi, il dissociarsi da tutto l’ambiente intorno ed essere lì presente soltanto pensando al proprio obiettivo: perché puoi essere l’atleta più esperta del mondo, ma basta un piccolo pensiero negativ,o un attimo di distrazione, e il lavoro di quattro anni va in fumo. Se posso usare una metafora, il Mental coach ti aiuta a rimanere sui binari giusti. L’atleta è un treno che deve partire e arrivare in una determinata stazione e il coach ti aiuta a non uscire da quei binari e arrivare perfettamente in orario in quella determinata stazione.”

Grazie Assunta per aver condiviso la tua esperienza.

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