Dalla mia esperienza diretta e dagli studi condotti come mental coach della squadra Sitting Dream Volley, ho compreso che ricoprire più ruoli contemporaneamente non è affatto un’eccezione, ma una situazione comune: basti pensare a un’allenatrice che è anche giocatrice della propria squadra, o a un professionista che diventa capo dello stesso team di cui prima faceva parte. Queste dinamiche creano situazioni comunicative particolari, che possono essere gestite efficacemente conoscendo due modalità specifiche: la comunicazione bimodale e la comunicazione di transizione.
Ma che cosa significano davvero queste due modalità, in quali casi emergono, e come possono influenzare la performance e la coesione del gruppo?
Comunicazione bimodale e comunicazione di transizione: differenze e punti comuni
Quando parliamo di comunicazione bimodale, ci riferiamo a una situazione in cui il leader assume simultaneamente due ruoli diversi, alternando frequentemente due modalità comunicative distinte. Ad esempio, una giocatrice che contemporaneamente è anche allenatrice, o un capo che lavora quotidianamente a fianco dei collaboratori.
La comunicazione di transizione, invece, si verifica quando una persona passa da un ruolo a un altro all’interno dello stesso gruppo, come un collega che viene promosso capo. In questo caso, la comunicazione evolve in fasi e si stabilizza solo dopo un periodo di adattamento.
Differenze principali tra le due modalità:
- Comunicazione bimodale:
- È caratterizzata da una simultaneità continua dei due ruoli.
- Richiede un’alternanza fluida e frequente dei registri comunicativi.
- Ha una durata prolungata.
- Comunicazione di transizione:
- È un processo evolutivo con un inizio definito, varie fasi intermedie, e una stabilizzazione finale.
- Implica la ridefinizione progressiva delle relazioni e delle modalità comunicative.
- Si conclude con un nuovo equilibrio stabile.
Comunicazione Bimodale: vantaggi e criticità
La comunicazione bimodale offre importanti benefici, ma anche diverse sfide da considerare attentamente.
I vantaggi:
- Empatia e comprensione profonda: il leader, essendo anche membro del gruppo, conosce bene le dinamiche interne e riesce a interpretare più facilmente i bisogni del gruppo.
- Partecipazione attiva: aumenta il senso di responsabilità e coinvolgimento del gruppo nel processo decisionale.
- Decisioni efficaci e condivise: il continuo coinvolgimento del gruppo migliora qualità e rapidità delle decisioni.
Le sfide principali:
- Ambiguità: rischio che il gruppo non comprenda quando il leader stia parlando come pari e quando invece come figura gerarchica.
- Difficoltà di coerenza: il continuo passaggio fra ruoli può causare incoerenza percepita dai membri.
- Affaticamento cognitivo ed emotivo: per il leader, alternare continuamente ruoli può essere impegnativo mentalmente e richiedere grande consapevolezza emotiva.
Casi studio: esempi concreti di comunicazione bimodale
Caso sportivo: l’allenatrice-giocatrice
Immaginiamo una squadra di pallavolo in cui l’allenatrice è contemporaneamente una giocatrice attiva:
- Quando gioca come membro del team userà frasi come:
«Siamo tutte insieme, concentriamoci e giochiamo unite!»
Usa pronomi inclusivi (“noi”), un linguaggio emotivamente coinvolgente, con un tono vicino e amichevole. - Quando comunica da allenatrice, ad esempio in una pausa tattica, userà un linguaggio più autoritario:
«Voglio vedere più attenzione in difesa, dovete coprire meglio le zone laterali.»
In questo caso, cambia anche postura e tono di voce, che diventano più decisi e direttivi.
Caso aziendale: da collega a capo
Pensiamo ora a un professionista promosso a capo del proprio team:
- Da ex collega potrebbe dire:
«Capisco bene la difficoltà di questa procedura, perché ci sono passato anch’io. Proviamo a trovare insieme una soluzione migliore.»
Linguaggio empatico e collaborativo, vicino ai membri del team. - Come capo, invece, potrebbe dire:
«Questa procedura non funziona. Dobbiamo cambiarla, perché così non raggiungiamo gli obiettivi prefissati. Ho deciso che adotteremo questa nuova soluzione.»
Qui emerge chiarezza, assertività e una comunicazione più formale e gerarchica.
Il punto di vista del gruppo: una comunicazione più circolare
Dal punto di vista del gruppo, la presenza di un leader con doppio ruolo stimola una comunicazione più circolare e aperta. I membri del gruppo sentono di avere un ruolo attivo e rilevante nel processo decisionale, proprio perché percepiscono una vicinanza e una maggiore apertura da parte del leader.
In questi casi la comunicazione di gruppo diventa:
- più partecipativa, con maggiore scambio di opinioni;
- orientata all’ascolto attivo e reciproco;
- basata su feedback frequenti e spontanei.
Tuttavia, questa modalità comunicativa richiede una chiara consapevolezza, poiché la continua alternanza del leader potrebbe creare fraintendimenti o conflitti interni al team.
Studi scientifici di riferimento
Due studi rilevanti confermano e approfondiscono queste dinamiche comunicative:
1. Morgeson et al. (2019) – Leadership funzionale nei team aziendali
Questa ricerca ha dimostrato come i leader aziendali che alternano consapevolmente quattro modalità comunicative (direttiva, facilitativa, partecipativa e metacognitiva) migliorano significativamente (+23%) la capacità del team di risolvere conflitti e raggiungere migliori performance collettive.
2. Fransen et al. (2020) – Comunicazione dei capitani-giocatori nello sport
Questo studio sportivo ha analizzato come i capitani-giocatori utilizzino segnali specifici per indicare chiaramente il proprio ruolo al team (come cambio di pronomi, postura e tono di voce). I team con capitani che comunicano chiaramente il proprio ruolo mostrano una coesione interna più alta (+18%) e minore conflittualità.
Conclusione: comunicare efficacemente è compito di tutto il team
La comunicazione bimodale e transizionale pone sfide importanti non solo ai leader, che devono sviluppare capacità comunicative specifiche, ma anche al team che deve essere pronto a riconoscere e accogliere questo stile comunicativo particolare.
Per ottenere risultati concreti, non basta che il leader sappia alternare efficacemente i registri comunicativi: è altrettanto importante che i membri del gruppo sviluppino una consapevolezza che consenta loro di interpretare chiaramente i segnali comunicativi del leader e partecipare attivamente a una comunicazione più aperta e circolare.
Il compito del mental coach diventa quindi doppio: aiutare il leader a gestire efficacemente le complessità comunicative, ma anche supportare il gruppo affinché sappia interpretare al meglio questa comunicazione bimodale, trasformando le potenziali criticità in un’occasione di crescita condivisa.
E tu, hai vissuto situazioni simili nel tuo gruppo? Raccontamelo nei commenti!